(italian only text)
Siamo seduti intorno al tavolo del caffè in tre. Il
profumiere, anziano, sua moglie parimenti anziana, e il sottoscritto. Il
tavolo è grande, li
ho di fronte tutti e due, e mentre parlo con la signora, una donna esuberante e gioviale, a proposito dei vecchi profumi "dei tempi suoi", noto con la coda dell’occhio il marito che vorrebbe dir
qualcosa, ma poi all’ultimo momento si trattiene. Tipico del “sto per dirti
qualcosa che forse non ti piacerà”. Ecco, come al solito.
La discussione con la signora prosegue piacevolmente, ma io sto già rimuginando a quello che l’amico vorrebbe dirmi, e, conoscendo il
personaggio, la situazione, gli antefatti, gli annessi e i connessi, so già che difficilmente farò salti di gioia per quello che mi dirà.
Alla fine decido di lanciargli l’assist e dopo l’ennesimo
scambio di battute con la gioviale signora, cambio discussione: “Carissimo! E tu
non mi racconti niente?”
“Eh, risponde lui con fare a metà tra il confuso e il farfugliante,
avrei qualcosa da dirti ma ho paura che ci rimarrai male a saperlo”. Nemmeno avessi facoltà divinatorie, ecco, lo sapevo -penso- alzando metaforicamente gli
occhi al cielo.
E così, gli faccio forza (ma chi è che fa forza a me, in momenti del genere?), e lo
incoraggio a vuotare il sacco.
Ecco, a volte vorrei starmene per i fatti miei, e non dover
sentire certe cose. Ben mi sta.
Insomma, mi racconta l'anziano signore, prima titubante poi più
spedito (tanto ormai abbiamo cominciato a vuotare il sacco e
tanto vale farti bere in fondo l’amaro calice...) devi sapere che in questi tempi di
crisi c’è un sacco di profumeria invenduta, che va a stipare il magazzino. E fin qui niente di nuovo. Quello
che molti non sanno, è che noi proprietari siamo tenuti a pagare particolari “tasse
di deposito” o “di magazzino”, su tutto il materiale che non è stato venduto e quindi, in teoria, va ad accumularsi nel deposito.
E questo,
lo sai, che significa?, conclude il profumiere con tono quasi amaro.
Rispondo prontamente quella che a mio parere è la risposta più logica:
significa che ogni anno sempre più pezzi si accumulano in magazzino, e sempre
più tasse dovete pagare.
Mai, mai mi sarei aspettato la sua risposta.
No, significa che io e alcuni altri colleghi, ogni
tre-quattro anni, per non pagare una caterva di tasse, dobbiamo distruggere i profumi.
d i s t r u g g e r e i p r o f u m i ?
Eh, proprio così! Come facciamo? semplicemente consegnando la merce agli smaltitori di rifiuti che ci rilasciano l’attestato. Con
il quale attestato, dimostriamo che il deposito è stato svuotato di tot merce,
e quindi non ci paghiamo più le tasse sopra. E il bello è che paghiamo circa
novecento euro ogni volta, a seconda dello smaltitore e delle quantità.
Scende un silenzio, che nemmeno nei primi film di Michelangelo Antonioni. Tutto si ferma, si arresta, tutti i suoni scompaiono, tutte le persone intorno a noi spariscono, la Terra smette di ruotare, il Sole si arresta nel cielo, le lancette degli orologi si fermano.
Amico mio, giurami che non mi stai raccontando frottole, che è tutto
vero, che tu in passato hai distrutto centinaia di vecchi, gloriosi profumi.
E l’uomo giurò.
Così è, se vi pare.
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